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Chiara Ciavolich è innamorata del suo angolo d'Abruzzo: "la terra dolce e calda di Loreto Aprutino, temperata dalle cime spesso innevate del Gran Sasso. È selvaggia per natura e non ancora completamente domata, sotto un cielo luminoso, pulito e limpido come pochi altri in Europa. È così sconosciuta eppure così unica, un'antica regione isolata con una voce mistica e magica che cerco di esprimere attraverso i miei vini". Tra le sue fonti di ispirazione locali ci sono il Santuario romano italico della Dea Feronia, la Chiesa di Santa Maria in Piano con i suoi affreschi quattrocenteschi e il museo dell'olio d'oliva e della ceramica. Ricorda che la storia epica e romantica della sua famiglia e l'arte locale entrano nei suoi vini attraverso etichette che presentano antenati, rosoni di chiese e stampe di artisti del Novecento donati all'inizio del secolo scorso.
Tra tutte, forse la sfida più stimolante per Chiara è stato di entrare in confidenza con il Montepulciano d’Abruzzo, unica varietà rossa in azienda vinificata su si declinazioni, dal rosato brillante ai chiaroscuri profondi del Fosso Cancelli. Con la vendemmia 2018 è nata l’ultima interpretazione di questa varietà da molti ritenuta scontrosa e indomabile se trattata in purezza, come sembra testimoniare il volto attraversato dalle stagioni del pastore ritratto in etichetta. Ma il Montepulciano d’Abruzzo della linea I Ciavolich è tutt’altra storia. La sorpresa del frutto che mette in pace il furore antico con un sorso succoso e ritmato, il tannino che non fa altro che sostenere l’agilità della beva che spinge a riempire il bicchiere, gustandosi l’orizzonte.
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I Ciavolich erano mercanti di lana che arrivarono nel 1500 in Abruzzo, nel 1700 divennero proprietari terrieri. Furono tra i fornitori di cavalli a Gioacchino Murat, generale di Napoleone Bonaparte e nel 1853 costruirono la prima cantina della famiglia, una delle più antiche strutture di vinificazione in Abruzzo, proprio di fronte e sotto il palazzo di residenza. Essa fu attiva fino al 1943, anno di occupazione tedesca della cantina e del palazzo. Dopo la guerra Giuseppe Ciavolich, giovanissimo, tornò a prendersi cura dell’azienda agri-cola trasformandola in una delle realtà viticole più floride della nostra regione. Oggi Chiara Ciavolich conduce l’azienda e porta avanti questa storia antica con un senso di responsabilità sociale e ambientale. Il desiderio è quello di dare un futuro ad una realtà del 1500 che rischiava di andare perduta. E di farlo legando il vino alla cultura del proprio territorio attraverso la produzione di vini antichi e contemporanei dalla forte vocazione agricola.